ReTer è un esperimento di cartografia critica e collaborativa in costruzione che ha tra i proprio obiettivi quello di facilitare l'incontro in un ambiente condiviso, indipendente e non profit delle azioni isolate di mappatura attive in rete e sul territorio. Un network territoriale di associazioni, comitati, enti locali, dipartimenti e laboratori universitari che siano già attivi in questo ambito o dotati di strumenti e banche dati utili.
Riteniamo che sia importante liberare spazi della rete attraverso infrastrutture e servizi indipendenti e autogestiti operando fuori da dinamiche e interessi commerciali nella tutela dei diritti di libertà di comunicazione e di espressione, di tutela della privacy e dell'anonimato, nella salvaguardia dei digital commons, i beni comuni digitali, affinché rimangano risorse non del mercato o del governo ma delle persone.

Dal punto di vista teorico l'idea si rifà al fenomeno della cosiddetta neogeografia che si basa sull'uso di mappe virtuali e dispositivi mobili per promuovere una conoscenza collaborativa dei territori.
Questo fenomeno, che da tendenza culturale comincia ad assumere i contorni di un fenomeno sociale, si è tradotto nel moltiplicarsi di esperienze di mapping collaborativi molto diversificati per attori, temi, finalità, metodologie e tecnologie impiegate.
Un'analisi accurata del fenomeno e dei suoi molteplici prodotti preliminare alla progettazione di Reter è arrivata alle seguenti conclusioni: il WebGis, o più propriamente geosocial, non è da considerarsi come una tipologia di strumento per rafforzare la conoscenza dei territori, bensì una forma di ambiente relazionale innovativo che genera nuove possibilità di produzione sociale dello spazio urbano, cioè di trasformazione dei territori collegata alla produzione sociale della conoscenza e alle relazioni che essa genera.

STRUTTURA

La struttura logica di Reter è volta a organizzare i dati spaziali in funzione della loro tipologia e della processualità che li produce.
Con l'idea di sfruttare appieno le potenzialità della cartografia digitale, che permette di tenere incrociare basi cartografiche, dati e contenuti multimediali, Reter vuole tenere insieme tre piani informazionali distinti:

  • dati territoriali istituzionali che compongono un open data civico su aspetti fisici e amministrativi del territorio
  • mappature delle trasformazioni, criticità e buone pratiche territoriali
  • narrazioni e interpretazioni del territorio, individuali e collettive, tramite georeferenziazione di ricerche, inchieste, narrazioni testuali e visive (fotografia, video, arte ecc.)

OBIETTIVO

Reter vuole sperimentare la funzione del geosocial non solo come strumento di una o più mappe tematiche realizzate con modalità collaborative, ma come aggregatore di iniziative e progetti di mappatura urbana che permetta di costituire un ambiente collaborativo indipendente e non profit all'interno del quale il complesso dei dati prodotti socialmente in un dato territorio siano organizzati, configurati e fruiti collettivamente. La cartografia concepita in questo modo non è più un metodo di rappresentazione dei territori ma una nuova processualità di produzione collettiva della conoscenza territoriale.

Le diverse attività di mappatura già operanti sul territorio sono numerose e significative. Si va dalla consistenza e manutenzione del verde urbano alle criticità legate agli interventi urbanistici ed edilizi, dagli orti urbani alla street art, dagli spazi abbandonati alle occupazioni, dai flussi della mobilità al mondo del lavoro, dal patrimonio storico-artistico alle auto-narrazioni.
Il salto di scala che permetterebbe questo aggregatore, da concepire come archivio georeferenziato ma anche come medium di narrazioni, ha straordinarie potenzialità da orientare verso la condivisione delle conoscenze e immaginario, la formazione di coscienza di luogo e l’innovazione della partecipazione.
Pratiche di condivisione di esperienze di cartografia partecipata, come community mapping o di esplorazione urbana come gli attraversamenti collettivi, possono essere collegate a pratiche partecipative come il community planning e il bilancio partecipativo, o costituire il perno di reti territoriali che lo adottano come base di confronto in luoghi fisici dedicati.