I dati presenti nella sezione GeoBlog sono quelli prodotti in crowdsourcing, ovvero contributi forniti dagli utenti. Con lo sviluppo della piattaforma si prevede che tali dati saranno curati e validati da strutture che andranno a costituire la comunità dei contributors.

RETE COLLABORATIVA
Le realtà collaborative, Coworking e FabLab.

VERDE CONDIVISO
Dati esemplificativi raccolti dalla rete sulle esperienze di condivisione d'uso di verde pubblico, frutto di autorganizzazione per far rivivere e salvaguardare aree verdi urbane degradate e abbandonate a Roma.
Gli spazi verdi condivisi riportati nella mappa sono giardini, orti e ‘giardini spot’ recuperati da cittadini e associazioni che in prima persona ne curano la realizzazione e/o la gestione.
Fonte: http://www.zappataromana.net/

RETE GAS
Gruppi di Acquisto Solidale.
I Gruppi di Acquisto Solidali (G.A.S.) nascono da una riflessione sulla necessità di un cambiamento profondo del nostro stile di vita. Come tutte le esperienze di consumo critico, anche questa vuole immettere una "domanda di eticità" nel mercato, per indirizzarlo verso un'economia che metta al centro le persone e le relazioni.
Fonte: http://www.gasroma.org/

AUTOGESTIONI
Nella profonda trasformazione sociale ed economica in corso, società e territori vivono uno stato di progressivo abbandono che sta mutando la percezione stessa del ruolo dello Stato e dei contorni della cittadinanza.
Le istituzioni e la politica non riescono più a progettare, mediare interessi, redistribuire risorse e a garantire la coesione sociale. Ciò avviene non soltanto a causa della crisi economica, ma anche e soprattutto, in ragione degli effetti combinati della finanziarizzazione dell’economia e della perdita di centralità del lavoro, che sottraggono risorse ai territori e allontanano da essi i centri decisionali. Sempre più spesso appare fondamentale il contributo attivo della società civile che sta sperimentando nuove forme di cittadinanza,anche attraverso azioni innovative e sperimentali del terzo settore. Pratiche di autogestione di beni e servizi si combinano con processi di autogoverno cittadino, mentre reti di mutualismo si estendono, producendo innovazione anche sul piano economico e lavorativo. In sintesi, da un lato il pubblico arretra perché l’economia di mercato globalizzata è sfuggita al suo controllo e ha preso il sopravvento sui territori, dall’altro le comunità si attivano non soltanto con una funzione suppletiva, investendo energie, risorse, tempo, competenze, ma esprimendo innovazione sociale, culturale ed economica che sembra procedere a piccoli passi verso un modello alternativo di organizzazione sociale e produttiva.
Soprattutto a Roma, dove la crisi economica è aggravata dalla debolezza strutturale della politica e da una malavita particolarmente diffusa in molti settori, ci sembra necessario mappare le nuove forme di mutualismo.
Riconoscere, attraverso una mappa sociale e dello spazio queste nuove forme, significa restituire il senso e l’evoluzione di un fenomeno che sta crescendo quantitativamente e qualitativamente, ma che richiede adesso una maggiore coesione e consapevolezza. La mappa che vogliamo realizzare risponderebbe perciò all’esigenza di profilare il fenomeno, ma anche di fornire al soggetto plurale che lo determina, uno strumento autoriflessivo che gli consenta di agire più efficacemente e di entrare in rete più facilmente e rapidamente.
Questo mondo in fermento, che cerca di dare risposte alle sempre più gravi conseguenze del dominio del globale sul locale, dell’economia di mercato sulla società, vuole in molti casi anche contribuire a costruire un nuovo modello eco- sostenibile e solidale di organizzazione sociale e produttiva, ma sganciata dalle regole del mercato e del profitto capitalistico. Tuttavia, purché si realizzi questo secondo obiettivo, non basta far leva sulla semplice sussidiarietà tra pubblico e privato sociale in un’ottica di responsabilità condivisa, perché il pubblico così com’è oggi, non è in grado di garantire l’efficacia e la correttezza di questa collaborazione. I cittadini, i comitati, le associazioni, il mondo del terzo settore oltre a dare risposte a emergenze immediate ed esigenze strutturali, sono chiamati a individuare percorsi alternativi al pubblico/privato, richiamando però il pubblico alla sua funzione di “garante dei diritti”, attraverso la programmazione e il riconoscimento delle forme innovative dell’intervento sociale e di welfare, promosse in città, in un ottica di sussidiarietà attiva piuttosto che caritatevole! Il mondo in fermento auto organizzato dal basso ridisegna anche nuove forme di rappresentanza e partecipazione producendo già i semi di un nuovo protagonismo politico e sociale.
Nella profonda trasformazione sociale ed economica in corso, società e territori vivono uno stato di progressivo abbandono che sta mutando la percezione stessa del ruolo dello Stato e dei contorni della cittadinanza.
Le istituzioni e la politica non riescono più a progettare, mediare interessi, redistribuire risorse e a garantire la coesione sociale. Ciò avviene non soltanto a causa della crisi economica, ma anche e soprattutto, in ragione degli effetti combinati della finanziarizzazione dell’economia e della perdita di centralità del lavoro, che sottraggono risorse ai territori e allontanano da essi i centri decisionali. Sempre più spesso appare fondamentale il contributo attivo della società civile che sta sperimentando nuove forme di cittadinanza,anche attraverso azioni innovative e sperimentali del terzo settore. Pratiche di autogestione di beni e servizi si combinano con processi di autogoverno cittadino, mentre reti di mutualismo si estendono, producendo innovazione anche sul piano economico e lavorativo. In sintesi, da un lato il pubblico arretra perché l’economia di mercato globalizzata è sfuggita al suo controllo e ha preso il sopravvento sui territori, dall’altro le comunità si attivano non soltanto con una funzione suppletiva, investendo energie, risorse, tempo, competenze, ma esprimendo innovazione sociale, culturale ed economica che sembra procedere a piccoli passi verso un modello alternativo di organizzazione sociale e produttiva.

ROMA ABBANDONATA
I fantasmi della città. Edifici abbandonati dopo dismissione di attività o anche non ancora utilizzati perché incompleti o perché frutto di speculazione edilizia.
Spazi in attesa di riqualificazione o semplicemente di una loro destinazione.

CONFLITTI AMBIENTALI
I dati qui rappresentati sono raccolti prevalentemente dalle seguenti fonti:
- Atlante italiano dei conflitti ambientali realizzato dal Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali aperto a Roma nel 2007 dall’Associazione A Sud.
Sito Web: http://cdca.it/
- Mappa delle criticità di
Lacoratorio Carteinregola. Tipologia "Rischio ambientale e paesaggistico".
Sito Web:
http://carteinregola.geoworkflow.com/

NARRAZIONI VISIVE
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