Interviste per "Il territorio nella rete", forum e tavola rotonda sulla cartografia partecipata e la piattaforma reter.org che si terranno a Roma il 21/06/2016.
Terza parte dell'intervista a Franco Berardi 'Bifo'. "La cartografia è, è stata, o almeno appare, come uno strumento essenzialmente del potere fino al punto che bisognerebbe ragionare sulla modalità nuova della cartografia che si determina nell'epoca dei big data. C'è un momento in cui l'accumulazione di conoscenza sul presente non è più semplicemente uno specchio ma uno specchio che mette in moto un loop, per cui ciò che è inscritto cartograficamente viene prescritto a chi guarda la cartografia o chi ne è catturato. Insomma, l'effetto che conosciamo benissimo che qualcuno chiama filter bubble, l'effetto per cui chi guarda è guardato ma soprattutto agisce secondo le modalità in cui lo costringe lo sguardo. Questa è la cartografia che subiamo in qualche modo."
Penso al fatto che nel futuro, a parte le reti municipali -tutto questo discorso sulla rete territoriale che conosco ma non riesce ad appassionarmi- quello che mi appassiona è l'idea di una cartografia dinamica delle competenze e delle possibilità.
L'arricchimento che la tecnologia ci ha offerto rende possibile oggi una liberazione del tempo di vita dal lavoro e contemporaneamente una produzione di una distribuzione della ricchezza capace di rispondere al bisogno. Ma il modello che semiotizza, che organizza, che tiene insieme tutto questo rende impossibile questa coerenza. È compito dell'autonomia del lavoro cognitivo costruire la struttura tecnica che risponda ad ogni bisogno del genere umano con una risposta intellettuale e tecnica a quel bisogno.
In qualche misura Internet è andata in questa direzione, ma il capitalismo ha trasformato questo in una precarizzazione del lavoro, in un modello che succhia framemnti di sapere e di competenza per renderli funzionali ad un agire sociale che non è quello di rispondere ai bisogni ma quello di accumulare valore.
Faccio una domanda a cui non ho una risposta: come costruiamo una rete, una piattaforma tecnica capace di restituire ad ogni frammento del corpo sociale la relazione diretta con quel frammento di sapere che risponde a quel bisogno?
La riduzione dell'attività al linguaggio economico, questo è il vincolo che si tratta di sciogliere, non una volta per tutte, ogni volta noi ci troviamo di fronte a questo vincolo, il vincolo dell'utilizzo capitalistico e la possibilità dell'utilizzo sociale.
Io non credo che l'idea della piattaforma tecnica sia un modo per risolvere definitivamente il problema, è un modo per aprire un cammino, una possibilità.