Closed fontanelle. I nasoni a secco

"Quanno è poca e quanno è troppa. Quanno è niente e quanno è tutta. Io so rimasta asciutta" si legge sul Pasquino apparso nei giorni scorsi su Carlotta, la storica fontanella di Garbatella che ha subito la stessa sorte dei tanti nasoni, le fontanelle di Roma, che vengono man mano chiuse dal gestore Acea Ato 2 per far fronte alla crisi idrica.
Il problema dei nasoni romani sembra marginale, ma non ci si deve far ingannare perché in realtà è al tempo stesso molto importante di per sé ed emblematico per la vicenda politica che li riguarda.

Se ne è parlato il 22 settembre scorso in una bellissima assemblea organizzata dal CRAP - Coordinamento Romano Acqua Pubblica, nella quale ovviamente non si è discusso soltanto di nasoni, ma di acqua pubblica e ambiente in generale, e più specificamente del disastro ambientale che è in atto a Bracciano, usato come una sorta di cassone dell'acqua dei romani da Acea.

Quali sono le cause di questo disastro? Come si è detto durante l'assemblea, le cause sono un combinato tra la crisi ambientale che ha determinato una siccità senza precedenti e la logica di mercato con cui Acea gestisce la rete idrica e il bene comune Acqua, che l'ha indotta a captazioni illegali e insostenibili per il lago. Acea infatti per massimizzare profitti e dividendi preferisce disseccare falde e bacini piuttosto che investire nell'ammodernamento della rete idrica totalmente fatiscente, con perdite costanti e ingentissime che ammontano al 40% almeno degli interi flussi.

La risposta politica è stata pietosa, caratterizzata da scarica barile e totale opacità, sia da parte di Acea che da parte del Comune. La Raggi infatti, invece di rispondere alla crisi in modo coerente con il suo programma, cioè all'insegna della trasparenza e della ripubblicizzazione dell'acqua, ha contrastato l'ordinanza della Regione in difesa del lago, ha enfatizzato il contributo, molto limitato, delle captazioni locali, ha minacciato i cittadini romani di far pagare con le loro tasche la riparazione della rete idrica, e infine si è inventata la foglia di fico dei nasoni. A oggi non si sa esattamente cosa capta Acea, e invece di documentare captazioni e interventi sulla rete in modo dettagliato e trasparente, l'amministrazione chiude le tradizionali fontanelle pubbliche di Roma, che a fronte di uno spreco ininfluente di acqua, rappresentano un grande valore sia come servizio che simbolicamente. Perché i nasoni consumano l'1% dell'acqua del sistema idropotabile di Roma, ma sono ovunque e offrono un servizio a tutti i cittadini di una città calda e sporca, una città dove ci sono molti senza tetto a causa di politiche abitative disastrose, che vivono in macchina o sotto i portici, una città dove i cittadini si prendono cura del verde pubblico abbandonato dal Comune, e usano per questo i nasoni, ai quali si abbeverano anche i cani assetati e altri animali in libertà, una città infine dove i camion bar vendono ai turisti bottigliette inquinanti a 3 euro, contribuendo al degrado visivo e ambientale di Roma. (vedi anche: Open fontanelle. Acqua di Roma).
Così si fa finta di affrontare il problema chiudendo i nasoni invece di dire una cosa semplice: azzeriamo i dividendi nel 2018 e investiamo sulla rete idrica.

Con la mappa collaborativa approntata da ReTer, alla quale possono contribuire tutti segnalando con lo smartphone le fontanelle che sono state chiuse, si vuole denunciare questa ipocrisia, ribadire il valore dell'acqua come bene comune, sollecitare la Regione ad attuare la legge 5/2014 per ripubblicizzare la gestione dell'acqua, sollecitare l'apertura dei dati, tutti, dal sistema acquedottistico, alle captazioni, alle perdite, agli interventi, alle chiusure ingiustificate. E incoraggiamo i cittadini a partecipare a questa mappatura dei nasoni chiusi e a sollecitarne la riapertura.

La mappa: Nasoni a secco / La guida: Segnalare le fontanelle chiuse